Allenare l’attenzione nello Sport: la Zona

Una tra le diverse richieste che vengono poste allo Psicologo dello Sport è come si può lavorare sull’attenzione. Un modello molto interessante che si può applicare all’allenamento dell’attenzione che è quello di Zona:

Il concetto di Zona si basa sugli studi di Easterbrook (1959), di Watchel (1967) e Bacon (1974) sull’attenzione.

In un qualsiasi momento, l’attenzione della persona può trovarsi a fluttuare su due cuntinuum: il primo continuum è quello che va da un’attenzione esterna ad una interna, mentre il secondo continuum passa da un’attenzione ampia ad una ristretta.

Per semplificare: durante qualsiasi momento della giornata, la nostra attenzione potrà essere più centrata verso l’esterno (un lavoro manuale, per esempio) o verso l’interno (focalizzarsi su di un ricordo) e, nello stesso tempo sarà più ampia, quindi focalizzata su una molteplicità di stimoli, o più ristretta, in cui vengono presi in considerazione pochi stimoli, anche uno solo.

Partendo da questo si può schematizzare l’attenzione di una persona all’interno di questo grafico:

 

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Grafico della Zona nell’attenzione

Anche se questo vale per ogni ambito della vita di una persona, vediamo come poterlo sfruttare al meglio nello sport.

Il quadrante ampio-esterno, per esempio è attivo quando:

1) L’attenzione dell’ atleta si trova al di fuori del suo corpo (sul campo per esempio)

2) L’atleta è concentrato su numerosi stimoli (Condizioni del campo, condizioni climatiche, vento, tifosi, ecc…).

Questo quadrante serve quando è utile una valutazione della situazione in generale (Campo da gara, avversario, clima…).

Il quadrante stretto-esterno è utilizzato quando:

1) L’attenzione dell’ atleta si trova al di fuori del suo corpo (sull’avversario, per esempio)

2) L’atleta è concentrato su di un numero limitato di stimoli (ad esempio la posizione di una parte del corpo durante uno specifico gesto).

Quando la situazione necessita di una reazione immediata, come ad esempio uno scambio a tennis, in cui il focus sarà dedicato principalmente alla pallina, l’attenzione dell’atleta deve trovarsi all’interno di questo quadrante.

Il quadrante ampio-interno viene utilizzato quando:

1) L’attenzione dell’ atleta si trova dentro il suo corpo

2) L’atleta sta esaminando un gran numero di stimoli.

Un esempio potrebbe essere l’analisi di una strategia da utilizzare durante la gara o, per esempio, il giocatore che sceglie il lato in cui tirare un rigore in base alla conoscenza che ha nei riguardi del portiere.

Il quadrante interno-stretto, infine, viene utilizzato quando:

1) L’attenzione dell’ atleta si trova dentro il suo corpo

2) L’atleta sta esaminando un numero limitato di stimoli.

Un esempio adeguato per questo quadrante è quando un atleta utilizza alcuni strumenti della psicologia dello sport come l’imagery di un gesto o il self talk.

Riassumendo, si può dire che il quadrante ampio-esterno è utilizzato in una fase di valutazione generale, il quadrante stretto-esterno è utilizzato in fase di azione/reazione, il quadrante ampio-interno è utile per l’analisi della situazione mentre quello stretto-interno serve per concentrarsi meglio sul compito e sulla propria emotività.

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Ora, dopo aver visto come funziona l’attenzione, per uno sportivo è fondamentale capire il concetto di Zona:

Lo stato di zona è molto simile allo stato di flow descritto da Jackson e Csikszentmihalyi (1999), infatti Nideffer (1992) lo definisce come “… quando si è completamente immersi in un focus di attenzione interno o esterno…” (Nideffer, 1992).

Questa immersione (o assorbimento) di attenzione si riferisce alla capacità dell’atleta di trascorrere più tempo possibile all’interno del quadrante corretto di attenzione.

Più tempo si trascorre all’interno del quadrante specifico, più è probabile che si riescano a cogliere degli stimoli che normalmente sono all’esterno del normale focus attentivo.

L’atleta che ha la capacità di essere focalizzato all’interno del quadrante giusto, avrà la capacità di essere più reattivo agli stimoli esterni, più capace di valutare l’ambiente e l’avversario e, soprattutto sarà meno disturbato da stimoli distraenti.

E’ molto importante quindi allenare l’atleta a passare agevolmente da un quadrante attentivo all’altro in base al tipo di situazione richiesta, però è anche fondamentale l’allenamento a rimanere il più possibile all’interno di un focus attentivo.

Un tennista che, durante uno scambio lungo riesce a rimanere concentrato solo sulla pallina e sui movimenti dell’avversario (stretto-esterno) senza farsi distrarre da pubblico o condizioni climatiche (largo esterno) o da pensieri distraenti (stretto-interno) sarà in grado di essere nella Zona e di avere quindi una prestazione ottimale.

Ora la domanda più ovvia da fare è, naturalmente, come ci si può allenare a rimanere nella Zona.

Gli strumenti per allenare l’attenzione sono molteplici e, soprattutto sono diversi in base al tipo di sport e di allenamento su cui si intende lavorare, però una delle prime cose che si possono fare per iniziare a lavorare sull’attenzione è, durante l’allenamento capire quale tipo di quadrante richiede la situazione e su quale quadrante ci si trova in un determinato momento.

 

Articolo tradotto e tratto da:

Krug, M. (1999) Playing tennis in the zone. Athletic Insight. The Online Journal of Sport Psychology

Bibliografia:

Bacon, S. (1974). Arousal and the range of cue utilization. Journal of Experimental Psychology, 102, 81-87.

Easterbrook, J. A. (1959). The effect of cue utilization and the organization of behavior. Psychological Review, 78(3), 229-248.

Jackson, S. & Csikszentmihalyi, M. (1999). Flow in Sports: The Keys to Optimal Experiences and Performances. Champaign, IL; Human Kinetics.

Nideffer, R. M. (1976). Test of Attentional and Interpersonal Style. Journal of Personality and Social Psychology, 34(3), 394-404.

Nideffer, R. (1992). Psyched to Win. Champaign, IL; Leisure Press.

Nideffer, R., Bond, J., Cei, A. & Manili, U. (1999). Building A Psychological Profile of Olympic Medalists and World Champions. [On-line]. HYPERLINK http://www.enhanced-performance.com www.enhanced-performance.com Article 17.

Watchel, P. (1967). Conceptions of broad and narrow attention. Psychological Bulletin, 68, 417-429.

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