Le strategie di coping: dallo sport alle banche

B-Skilled: psicologia dello sport e della performance Le strategie di coping: dallo sport alle banche strategie di coping psicologia dello sport psicologia aziendale gestione stress banche Che cosa hanno in comune un atleta e un cassiere di banca, un tabaccaio , un farmacista o un esercente a contatto con il pubblico? Apparentemente nulla, fatta eccezione per una possibile passione per il medesimo sport.

Ma dal punto di vista psicologico entrambi devono possedere alcune abilità mentali simili per poter eccellere nel proprio lavoro, in particolar modo quando si trovano di fronte ad “eventi critici”.

In psicologia dell’emergenza viene indicato con il termine “evento critico”, qualsiasi evento che si presenti con un impatto sufficientemente stressante tanto da sopraffare la capacità di reazione di norma efficace, di un individuo o di un gruppo. (De Felice, Colaninno, 2003)

Per un atleta un evento critico è rappresentato dall’incidente che può colpirlo nella pratica sportiva e mettere a rischio la sua incolumità, a volte la vita. Per un cassiere di banca, tabaccaio, farmacista o qualsiasi esercente che rientra nelle categorie professionali a rischio, l’evento critico per eccellenza è costituito dall’evento rapina.
E’ azzardato mettere a confronto un incidente sportivo con una rapina? Potremmo dire che entrambi possono essere definiti come “rischi del mestiere”. Ma non solo, dal punto di vista psicologico i meccanismi mentali che si attivano sono identici e la capacità di gestire al meglio questi meccanismi mentali determina in parte le conseguenze dell’evento stesso.

Gli atleti allenano la capacità di reazione ad eventi critici imprevisti attraverso degli specifici training di potenziamento delle strategie di coping perchè, sebbene ciascun atleta cerchi di evitare l’accadere di questi eventi, spesso essi si presentano in modo imprevedibile. E l’atleta sa che la differenza la fa colui che è in grado di gestire meglio l’evento.

In psicologia questi processi mentali vengono identificati con il termine strategie di coping. Il termine coping è stato introdotto in psicologia nel 1966 ad opera di R. Lazaurs che ne trattò i contenuti nel lavoro “Psychological stress and the coping process”. Quando si parla di coping inevitabilmente si parla anche di stress, poichè le strategie di coping sono le strategie cognitive che ogni individuo possiede e mette in atto per fronteggiare un “evento critico”.

In altre parole possiamo dire che il coping è ciò che l’individuo fa per affrontare una situazione difficile, pericolosa, dolorosa o comunque critica, di fronte alla quale generalmente si trova impreparato. Nella strategia di coping rientra anche il modo in cui il soggetto si adatta emotivamente alla situazione.

Una delle prime valutazioni cognitive che il soggetto deve fare è porsi questa domanda: “Data questa situazione critica, posso realisticamente fare qualcosa per modificarne il decorso?”. Spesso, nella ricerca di modificare una situazione al di fuori del nostro controllo rischiamo di aggravare ancor di più l’evento critico.

Riconosciuto il margine di azione che posso avere nella situazione critica posso pertanto scegliere la strategia di coping più appropriata, o di tipo attivo (fronteggiando l’evento) o di tipo passivo (riducendo l’impatto emotivo che la situazione genera in me).

Questo processo cognitivo che sembra molto banale e scontato avviene per lo più in modo automatico e, senza averne consapevolezza, mettiamo in atto comportamenti che seguono perfettamente le strategie di coping “registrate” nella nostra mente (ossia apprese precedentemente) ma non sempre sono le più efficaci.

Lo stile di coping personale si sviluppa in base a caratteristiche individuali, all’esperienze, ai successi e agli insuccessi, ai feedback positivi o negativi ricevuti in passato e al sostegno sociale.

Se le strategie di coping apprese sono funzionali esse aiutano a ridurre lo stress derivante dall’evento critico, ma se sono disfunzionali rischiano di amplificarne la portata negativa.

Aspinwall e Taylor sostengono che il coping proattivo (attuato cioè prima che l’evento si verifichi) ha importanti benefici per la persona in quanto:

  • minimizza lo stress che la persona può vivere di fronte all’evento
  • aumenta il numero di opzioni possibili per affrontare la situazione
  • consente di preservare risorse personali, tempo ed energia

Queste stesse autrici propongono un modello di training in quattro fasi per attivare i meccanismi di coping proattivo.

In psicologia dello sport, gli atleti allenano le coping skills attraverso specifici programmi di allenamento con l’obiettivo di riuscire a gestire meglio la loro performance durante l’evento critico e limitare le conseguenze emotive negative post-evento. Esistono numerosi percorsi di allenamento, dallo stress inoculation training a percorsi che utilizzano strumenti di biofeedback, dall’utilizzo di tecniche cognitivo-comportamentali ad approcci per la gestione delle emozioni.

Questi programmi di allenamento possono essere usati efficacemente sia nel mondo dello sport che nel mondo aziendale, soprattutto nelle professioni “a rischio” di essere sottoposte ad eventi critici.

Nel testo unico della salute e sicurezza sul lavoro (decreto legislativo 81/2008) viene rafforzato il concetto della sicurezza e il principio secondo il quale attraverso lo sviluppo della conoscenza (informazione e formazione) è possibile raggiungere obiettivi soddisfacenti nell’ambito della prevenzione.

Tutti gli istituti bancari hanno orami adottato efficaci strategie comportamentali sia per la prevenzione che per il post-rapina e ogni addetto allo sportello conosce e viene regolarmente informato sulle procedure da tenere in casi simili.

In altre realtà professionali, spesso oggetto di situazioni “a rischio”, non sempre c’è la stessa attenzione.

L’aspetto sopracitato ricopre appieno la parte di “informazione” che il testo unico raccomanda ma lascia scoperta una parte importante. In psicologia si sa che il comportamento che le persone mettono in atto in eventi stressanti è frutto di processi cognitivi che spesso portano a reazioni totalmente differenti da quanto prescritto dall’informazione comportamentale. Ossia, un operatore assolutamente informato su quali sono le procedure più efficaci dal punto di vista comportamentale per la gestione di una rapina potrebbe avere un comportamento totalmente diverso (e inadeguato) a causa di alcune valutazioni cognitive disfunzionali.

Per questo motivo è fondamentale la parte di formazione, ossia istruire o meglio ancora “facilitare” il personale all’acquisizione di skills adeguate alla situazione contingente in modo che sia possibile mettere in atto le dovute strategie comportamentali, limitando l’impatto emotivo che potrebbe portare a reazioni inconsapevoli e magari dannose.

Riteniamo che i training di coping skill e di coping proattivo possano avere un risvolto estremamente utile per tutti coloro che, sfortunamente, possono dover affrontare l’evento rapina, proprio perchè vanno ad agire su quelle leve mentali che determinano il comportamento che il soggetto andrà a manifestare.

Per questo motivo non ci sembra azzardato paragonare un atleta che rischia la vita con un professionista che, nell’ambito del suo lavoro, rischia di diventare una vittima di rapina. Entrambi, per riuscire a “performare” al meglio durante e dopo l’evento critico devono possedere adeguate strategie di coping e di gestione delle emozioni.

Nello sport questo aspetto è preso in grande considerazione e gli atleti richiedono training di allenamento specifico e speriamo che la sensibilizzazione sollecitata dal testo unico sulla sicurezza possa portare ad analoghi risultati anche in ambito organizzativo.

Bibliografia

  • De Felice F, Colaninno C, Psicologia dell’emergenza, Franco Angeli 2003
  • Lazarus R, Psychological stress and the coping process, 1966, New York: McGraw-Hill.
  • Aspinwall L, Taylor ES, “A stitch in time: self-regulation and proactive coping”, Psycological Bulletin 1997, vol 121, no.3 417-436
  • Pier Roberto Pais, Nuova normativa di tutela e salute sui luoghi di lavoro, Epc, Roma, 2008
  • Luigi Pelliccia, Il nuovo Testo Unico di Sicurezza sul lavoro, Rimini, Maggioli Editore, 2008
  • Corradini I, Iaconis M, Antirapina, Bancaria Editrice, 2010
  • Corradini I, Rapine e furti nella grande distribuzione, Edizioni Themis, Roma 2010

Webgrafia

  • Testo unico sulla salute e sicurezza sul lavoro: (http://www.lavoro.gov.it/NR/rdonlyres/9AE49A72-84D4-4FE2-843B-0EDD9ED3DA2E/0/TU8108EdSettembre2010.pdf)