Sport e gioco d’azzardo patologico: quali punti di contatto?

B-Skilled: psicologia dello sport e della performance Sport e gioco d'azzardo patologico: quali punti di contatto? Torino sportivi psicologia dello sport psicologia gioco d'azzardo patologico gambling clinica dello sport atleti Il gioco d’azzardo patologico (GAP), o “gambling”, è un disturbo psicologico che nel DSM V, il manuale statistico e diagnostico dei disturbi mentali, viene collocato nel settore delle dipendenze.  La ricerca scientifica ha infatti rilevato che le analogie tra GAP e dipendenze chimiche vanno ben al di là della fenomenologia comportamentale.

Ma cosa c’entra tutto questo con lo sport? La ricerca su atleti e gioco d’azzardo compulsivo è estremamente scarsa, tuttavia alcuni studi ci dicono che gli atleti possono essere più vulnerabili rispetto alla popolazione generale in termini di dipendenza dal gioco patologico. Questi elementi di vulnerabilità riguardano alcune caratteristiche molto comuni fra gli atleti: elevati livelli di energia, aspettative di vittoria, personalità estremamente competitiva, propensione al rischio e tendenza all’ottimismo. Questi aspetti psicologici sono assolutamente positivi nella vita degli atleti e spesso sono la chiave del loro successo sportivo, tuttavia possono rappresentare un “fattore predisponente” se parliamo di GAP. Chiaramente con questo non vogliamo dire che tutti gli atleti siano potenzialmente dei giocatori patologici, tuttavia alcuni dati di ricerca ci mostrano un’elevata presenza di questo disturbo nella popolazione degli atleti.

Sicuramente molti ricordano i problemi di gioco patologico del grande campione di basket Michael Jordan; mentre in Italia alcuni sportivi hanno dichiarato la loro passione per il poker online, come i calciatori Francesco Totti e Christian Vieri e gli sportivi Aldo Montano, Igor Cassina e Alberto Tomba (sebbene la diatriba sul considerare il poker come gioco d’azzardo o meno è ancora molto aperta!).

Il gioco d’azzardo può essere spesso visto come un fattore di co-morbidità con altre dipendenze o problemi come la depressione, tuttavia, la sua prevalenza negli atleti come unico disturbo, non dovrebbe essere trascurato. Gran parte della ricerca all’interno di questa area è stato condotta su atleti universitari in quanto sembrano essere una popolazione particolarmente sensibile al problema di gioco d’azzardo (Gerstein et al., 1999).

Rockey (1998) ha riferito che gli atleti (in confronto a tutti gli altri studenti, non atleti) avevano tassi più elevati di sintomi legati al gioco d’azzardo patologico. Tra gli atleti intervistati, il 12,4% aveva un comportamento problematico (rispetto al 7,3% di tutti gli studenti) e il 6,2% ricadeva in un range patologico. Rockey, Beason e Gilbert (2002) supportato questi risultati, notando che gli atleti universitari hanno un più alto tasso di gioco d’azzardo problematico rispetto ai non atleti. Inoltre, i risultati di questo studio suggeriscono che gli atleti preferiscono scommettere su giochi che includono un alto livello di abilità.

Perchè gli atleti sono particolarmente vulnerabili al gioco d’azzardo? Secondo Curry & Jiobu (1995), gli atleti sono allenati alla competizione durante il corso della loro carriera agonistica e questo aspetto può, a volte,  traboccare” dall’arena di gioco alla vita quotidiana. Il gioco d’azzardo, nelle sue molteplici forme, da all’atleta luoghi alternativi in cui può continuare a competere. Gli atleti, come quelli che sono dipendenti da alcol o droghe, tendono a sviluppare una tolleranza alladrenalina” associata alla competizione: molti di loro tendono a rimanere attivamente competitivi anche quando le attività sono amichevoli o ludiche. Gli atleti per natura sono individui estremamente competitivi a cui non piace la sconfitta: questo è un fattore che può predisporre il circolo vizioso del gioco patologico “per recuperare” dopo una perdita. L‘inizio della dipendenza è subdolo, manipolatore, e distruttivo per molti.

Curry e colleghi (1995) hanno valutato i problemi di gioco d’azzardo negli atleti universitari e hanno concluso che i giocatori e gli atleti sono guidati da due motivazioni comuni: la competizione e le ricompense estrinseche. Per l’atleta, il gioco d’azzardo può essere un’altra possibilità (alternativa o complementare allo sport) per raggiungere lo status dimostrando una maggiore abilità, conoscenze o coraggioRecenti ricerche hanno suggerito che gli atletiin pensione” sono soggetti particolarmente sensibili al gioco d’azzardo patologico.

Vediamo quali sono alcuni “campanelli” d’allarme per evitare di sviluppare una condizione di gioco d’azzardo patologico:

  • Pensieri costanti riferiti al  gioco d’azzardo o al modo di ottenere soldi per giocare
  • Sviluppare un atteggiamento difensivo rispetto a chi commenta le sue abitudini legate al gioco
  • Cercare di minimizzare le sue abitudini (frequenza di gioco o soldi spesi)
  • Nei casi più gravi, si può iniziare a mancare a partite o allenamenti per recarsi a giocare
  • Sensazione di irritabilità quando non si può giocare
  • Chasing”: tentativo di recuperare le perdite, continuando a giocare sempre di più
  • Aumentare gli importi delle scommesse al fine di raggiungere l’eccitazione desiderata
  • Tentativi falliti di controllare, ridurre o interrompere il gioco d’azzardo

Se pensi di avere questo tipo di problema, o conosci qualcuno che possa averlo, non aspettare ma intervieni subito chiedendo aiuto ad un professionista prima che la situazione sfugga al tuo controllo.

Bibliografia