I modelli in psicologia dello sport: il modello delle 5R di Poczwardowski

Concludiamo la serie di quattro articoli che hanno esplorato tre differenti modelli in psicologia dello sport:  il Pure Performance di Metzler, il Focus-Inspiration-Trust di Aoyagiil modello PACE di Cohen. 

Vediamo ora l’ultimo dei 4 modelli proposti: Il modello delle 5R di Artur Poczwardowski

Questo modello si riferisce alle routine che possono essere messe in atto in sport in cui la gestione del tempo è fondamentale per le prestazioni di eccellenza. In particolar modo l’autore ha individuato 5 routine per il tennis, che possono essere adattate anche ad altri sport, e sono “Respond”, “Release”, “Replay”, “Recharge” e “Refocus” costruiti sul lavoro di Ravizza e Hanson (1995) e Vernacchia (2003).

In particolar modo, l’autore parla di Respond facendo riferimento alla preparazione mentale utile per eseguire il gesto motorio, che deve essere fiducioso e automatico, ad esempio nel tennis si fa riferimento al momento che precede il servizio o la risposta di un giocatore.

Il Release, ovvero il rilascio, avviene quando inizia effettivamente il punto e mira alla regolazione fisiologica delle emozioni derivanti dalla vittoria o dalla sconfitta del punto stesso.

Il Replay è la fase successiva, durante la quale il giocatore o rinforza le proprie convinzioni in merito al colpo eseguito oppure cerca di correggerlo, rivedendolo nella sua mente.

Il Recharge, invece, è un microbreak finalizzato a recuperare le proprie energie in vista dell’imminente punto successivo, ed è in questo momento che il giocatore ha un’altra opportunità per regolare la propria attivazione e renderla ottimale.

Infine, il Refocus, aiuta il giocatore a pianificare la tattica e la strategie di gioco, ovvero è il self talk che permette all’atleta di prendere la decisione per lui ottimale per poi rivederla nella propria testa. Inoltre tale attività può essere affiancata da comportamenti osservabili che portano il giocatore a concentrarsi sul punto da eseguire.

Il ciclo delle 5R si rinnova nuovamente quando inizia la fase di risposta, e il lavoro deve essere quello di acquisire, padroneggiare e automatizzare le differenti routine, che possono essere riadattate in base alla disciplina sportiva con cui si lavora.

Conclusioni

Per concludere le presentazioni di questi 4 modelli, ognuno descrive l’importanza della creatività, della passione, dei valori personali e della fiducia (sia in se stessi che nel processo), e mostra che i modi in cui ciascuno Psicologo dello sport concettualizza, combina e rende operativa la consulenza e i propri servizi possono variare notevolmente.

Come notato da Aoyagi e Poczwardowski (2011), è necessario un modello di prestazione ottimale per guidare la concettualizzazione del problema, la pianificazione e l’implementazione dell’intervento, ma soprattutto per valutare i risultati nella psicologia della performance. Tuttavia, tali modelli non sono stati validati scientificamente, ma sono  “solo” il frutto di riflessioni esperienziali dei professionisti del settore, malgrado abbiano importanti riferimenti teorici. Elevare la discussione dall’uso dei metodi e di quale teoria sia migliore, spostandola sull’uso delle conoscenze e delle risorse per prestazioni eccellenti è sicuramente un aspetto interessante per la nostra professione (Cei, 2018).La speranza degli autori, e quindi anche la nostra, è che attraverso articoli come questo, scienziati e professionisti possano lavorare insieme per costruire e valutare empiricamente paradigmi teorici di eccellenza delle prestazioni così che tali modelli siano derivati da paradigmi validati piuttosto che dalle esperienze dei singoli professionisti (Aoyagi & Poczwardowski, 2011).

Questo articolo è stato scritto da Sergio Costa, se vuoi approfondire il tema dell‘allenamento cognitivo puoi leggere altri suoi articoli cliccando qui.

Bibliografia

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